E' la fine delle etichette generazionali?

Il concetto di divisioni generazionali, come "Millennial", "Gen Z" e "Baby Boomer", è comunemente usato nel marketing per comprendere le diverse fasce d'età e orientare le strategie. Tuttavia, queste etichette possono portare a stereotipi dannosi.

Il concetto di divisioni generazionali, con termini come "Millennial", "Gen Z" e "Baby Boomer", è stato ed è tuttora molto utilizzato per descrivere le diverse fasce d'età nelle strategie di marketing.

Si può ad esempio assegnare ai "baby boomers" un atteggiamento cauto e giudicante, mentre i Millenials (quelli nati tra i primi anni '80 e la metà degli anni '90) potrebbero essere definiti come molto più individualisti ed orientati all'esperienzialità.

Una critica alle etichette generazionali

Le etichette generazionali, per quanto utili nel categorizzare alcuni profili esemplificativi di consumatori, rischiano di portare con sé stereotipi e pregiudizi che possono influenzare la percezione delle persone e falsare di conseguenza l'appropriatezza di una strategia di marketing o la definizione di una "buyer persona".

Inoltre, per quanto riguarda le generazioni più giovani, si dispongono di dati statistici ed empirici molto più limitati per poter essere raffrontati in modo congruo con le generazioni più "vecchie".

Infine, l'uso eccessivo di queste etichette può portare a stereotipi dannosi e pregiudizi nei confronti di intere generazioni.

E' emblematico il fatto che, già dal 2023, Pew Research Center, uno degli istituti di ricerca più antichi e riconosciuti negli Stati Uniti, ha deciso di eliminare le etichette generazionali nei suoi sondaggi; questa scelta rappresenta un passo significativo nel riconoscere la complessità delle esperienze umane e nel promuovere una visione meno limitata della società.

Un approccio più orientato all'esperienza

Come devono quindi comportarsi i marketers, privati di questa comoda categorizzazione?

La risposta sta nella valorizzazione e considerazione delle individualità, delle unicità delle persone.

Tratti comuni non vanno individuati nell'appartenenza ad una data generazione, piuttosto, nelle similarità tra le "esperienze" di acquisto e di consumo che possono accomunare persone anche diversissime anagraficamente.

In un mondo in cui le esperienze e le prospettive possono variare notevolmente all'interno di ogni generazione, è importante adottare quindi un approccio di marketing che sia sensibile alle differenze individuali e che promuova inoltre una comprensione più approfondita della complessità della società contemporanea.

E' la fine delle etichette generazionali?